6 Gennaio Epifania del Signore - Il commento di Don Claudio

remagi oriente gesù 20190105074022Tre gesti dei Magi possiamo sottolineare nel Vangelo di questa giornata: essi vedono la stella, camminano e offrono doni.

Vedere la stella. È il punto di partenza. Ma perché, potremmo chiederci, solo i Magi hanno visto la stella? Forse perché in pochi avevano alzato lo sguardo al cielo. Spesso, infatti, nella vita ci si accontenta di guardare per terra: bastano la salute, qualche soldo e un po’ di divertimento. Chiediamoci: noi, sappiamo ancora alzare lo sguardo al cielo? Sappiamo sognare, desiderare Dio, attendere la sua novità? I Magi non si sono accontentati di vivacchiare, di galleggiare. Hanno intuito che, per vivere davvero, serve una meta alta e perciò bisogna tenere alto lo sguardo.

Perché, tra quanti alzavano lo sguardo al cielo, in tanti non hanno seguito quella stella, «la sua stella» (Mt 2,2)? Forse perché non era una stella appariscente, che splendeva più di altre. Era una stella - dice il Vangelo - che i Magi videro «spuntare» (vv. 2.9). La stella di Gesù non acceca, non stordisce, ma invita gentilmente. Potremmo chiederci quale stella scegliamo nella vita. Ci sono stelle abbaglianti, che suscitano emozioni forti, ma che non orientano il cammino. La stella del Signore non è sempre folgorante, ma sempre presente; è mite; ti prende per mano nella vita, ti accompagna. Non promette ricompense materiali, ma garantisce la pace e dona, come ai Magi, «una gioia grandissima» (“Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima” Mt 2,10). Questo segno che appare nel cielo chiede, però, di camminare.

Camminare, è la seconda azione dei Magi, essenziale per trovare Gesù. La sua stella, infatti, domanda la decisione del cammino, la fatica quotidiana della marcia; chiede di liberarci da pesi inutili e da fastosità ingombranti, che intralciano, e di accettare gli imprevisti che non compaiono sulla mappa del quieto vivere. Gesù si lascia trovare da chi lo cerca, ma per cercarlo bisogna muoversi, uscire. “Dov’è Colui che è nato?”.  Non si può rimanere fermi, ma occorre avanzare. Gesù è esigente: a chi lo cerca propone di lasciare le sicurezze o presunte tali per mettersi in cammino. Per trovare Gesù bisogna lasciare la paura di mettersi in gioco, l’appagamento di sentirsi arrivati, la pigrizia di non chiedere più nulla alla vita. Occorre rischiare, semplicemente per incontrare un Bambino. Ma ne vale immensamente la pena, perché trovando quel Bambino, scoprendo la sua tenerezza e il suo amore, ritroviamo noi stessi.

Nel brano del Vangelo comprendiamo come mettersi in cammino non sia facile. Erode, turbato dal timore che la nascita di un re minacci il suo potere, non si schioda dal suo trono. Organizza riunioni e manda altri a raccogliere informazioni, ma lui non si muove, sta chiuso nel suo palazzo. Anche «tutta Gerusalemme» (v. 3) ha paura: paura delle novità di Dio. Preferisce che tutto resti come prima e nessuno ha il coraggio di andare. Più sottile è la tentazione dei sacerdoti e degli scribi. Essi conoscono il luogo esatto e lo segnalano a Erode, citando anche la profezia antica. Sanno, ma non fanno un passo verso Betlemme. Può essere la tentazione di chi è credente da tempo: si argomenta di fede, come di qualcosa che già si sa, ma non ci si mette in gioco personalmente per il Signore. Si parla, ma non si prega; ci si lamenta, ma non si fa il bene. I Magi, invece, parlano poco e camminano molto. Pur ignari delle verità di fede, loro richiamano tutti i popoli, sono desiderosi e in cammino.

E infine il terzo gesto: offrire. Arrivati da Gesù, dopo il lungo viaggio, i Magi donano! Gesù è venuto per offrire la vita, essi offrono i loro beni preziosi: oro, incenso e mirra. 

Il Vangelo si realizza quando il cammino della vita giunge al dono. Donare gratuitamente, per il Signore, senza aspettarsi qualcosa in cambio: questo è segno certo di aver trovato Gesù, che dice: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8). Fare il bene senza calcoli, anche se nessuno ce lo chiede, anche se non ci fa guadagnare nulla, anche se non ci fa piacere. Dio questo desidera. Ognuno sa quali possano essere questi fratelli più piccoli. Offrire un dono gradito a Gesù è accudire un malato, dedicare tempo a una persona difficile, aiutare qualcuno che non ci suscita interesse, offrire il perdono a chi ci ha offeso. Sono doni gratuiti che non possono mancare nella vita cristiana. Guardiamo le nostre mani, spesso vuote di amore, e proviamo oggi a pensare a un dono gratuito, senza contraccambio, che possiamo offrire. Sarà gradito al Signore. E chiediamo a Lui: “Signore, fammi riscoprire la gioia di donare”. Facciamo come i Magi: guardiamo in alto, camminiamo, e offriamo doni gratuiti.

[L’oro simboleggia la regalità del Bambino nato, l’incenso ricorda la sua divinità e la mirra, che veniva usata per la mummi-ficazione esprime il sacrificio e la morte dell’uomo Gesù].