- Questo sito usa cookie per fornirti un'esperienza di navigazione migliore.
- approfondisci
- ok
Liturgia della Domenica 2 Novembre
Dopo la solennità di tutti i Santi oggi la liturgia ci invita a sostare per una preghiera, un pensiero, un ricordo di chi ha concluso il suo cammino terreno. Quest’anno il 2 novembre cade di domenica e i tre schemi della liturgia proposti per questo giorno ci offrono più spunti per la nostra riflessione.
Ho scelto il secondo dei tre con il Vangelo di Matteo, pagina del Giudizio universale, tratto dal capitolo 25.
Testo preceduto da due parabole: quella delle dieci vergini e quella dei talenti. Potremmo dire un invito ad essere pronti, pronti non in maniera passiva ma capaci di alimentare le lampade e far fruttare i talenti. In ogni caso sia per le dieci vergini che per i servi ai quali sono affidati i talenti non conoscono il tempo della venuta, del ritorno, del giudizio.
Spesso noi viviamo la nostra vita non dando troppo peso al giorno della nostra dipartita. Presupponiamo che ci sia sempre tempo per pensare alla morte e ben volentieri preferiamo dare tempo e spazio ad altri argomenti e pensieri. Eppure, ieri come oggi, oggi anzi più di ieri, per le possibilità che abbiamo, siamo raggiunti continuamente da notizie che ci raccontano di morti improvvise, di malattie che ci fanno pensare, di persone che arrivano comunque a chiudere la loro esistenza.
E il tutto viene ricondotto al mistero della vita e della morte. Fin dal primo giorno che nasciamo iniziamo il nostro cammino verso la morte.
Ringraziando Dio in questa nostra comunità, anche in questo anno dove abbiamo accompagnato più di trenta persone per l’ultimo saluto, buona parte di queste avevano raggiunto età importanti, invidiabili… ma per la morte non siamo mai pronti e quando ci si presenta davanti porta con se’ sempre il suo bagaglio di interrogativi, di dubbi… forse anche di paure.
Persone amate, con le quali abbiamo condiviso un tratto di strada in questa vita, nel momento in cui vengono a mancare ci fanno avvertire l’assenza della persona… anche se talora il peso di una vicinanza segnata dalla malattia appesantisce le nostre giornate… nel momento in cui non ci sono più avvertiamo la fatica della solitudine, del silenzio che si impone, del perché o dei perché della vita.
La vita è una palestra nella quale siamo chiamati ad allenarci. È una corsa ci ricordava San Paolo domenica scorsa. È un’avventura straordinaria dove ognuno di noi è chiamato a confrontarsi con chi gli vive accanto… un genitore, un fratello, un vicino, un collega di lavoro, un amico.
Confrontarsi… o meglio, relazionarsi! Su questo saremo giudicati. Tutti… “Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli”. Tutti i popoli. Tutti gli uomini (uomini e donne) saranno giudicati sulla carità. Accogliere o … l’indifferenza. Che cos’è la vita se non una palestra di carità?
E quanti dei nostri cari sono stati dei validi tutor, allenatori, testimoni di questa carità. Quanto tempo ci hanno donato, quanto ascolto, quanto amore.
Pregare per loro è essere riconoscenti del miracolo che sono stati per noi. Anche quando forse non li abbiamo capiti o li abbiamo mal sopportati.
Oggi tocca a noi, nel ricordarli, portare avanti ciò che ci hanno insegnato. La memoria di una vita più autentica di quella che a volte forse possiamo vivere noi.
Gesù ci chiede di riconoscerlo in ogni fratello che incontriamo… proprio perché suoi discepoli.
Ricordare chi non c’è più deve spronarci a vivere portando avanti il testimone che ci è stato lasciato. Questo è il modo più bello per far memoria di chi ci ha preceduto in questo nostro cammino.