- Questo sito usa cookie per fornirti un'esperienza di navigazione migliore.
- approfondisci
- ok
Liturgia della Domenica 23 Novembre - Il commento di Don Claudio
Ultima domenica dell’anno liturgico. Ultimo approdo di un anno intenso percorso in compagnia dell’evangelista Luca che ci ha portato a fare strada con il Signore Gesù e con le tante persone e situazioni da lui incontrate. Al vertice del tempo liturgico la Chiesa celebra la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo re dell’Universo.
Verso questo giorno e soprattutto verso questa festa tutto viene fatto convergere: il tempo, le persone, la storia, quello che è il cammino di una vita. “Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono”. Dinanzi a lui ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sottoterra, dice ancora un passo della scrittura. Il popolo di Israele a più riprese aveva chiesto un re che fosse punto di riferimento per tutti. Dopo Saul, primo re di Israele, il popolo scelse, tramite il profeta Samuele che lo unse ancora giovinetto, Davide, punto di riferimento imprescindibile in tutta la storia di Israele.
Un guerriero forte, prima ancora di succedere a Saul. Un re debole di fronte ai desideri della carne, un re potente e lungimirante nei suoi 40 anni di regno. Un re scelto dal popolo per il popolo.
Colui che oggi celebriamo ha nel momento vertice della sua vita un trono scomodo, un trono dove è esposto nudo al vento e alla derisione di quanti lo stanno a guardare. La sua posizione dice altro dal modo di intendere la regalità degli uomini. I capi del popolo lo deridono, i soldati lo scherniscono, uno dei malfattori lo insulta. La nostra umanità che oggi come ieri spesso passa sotto i nostri occhi, l’umanità ferita, debole, ammalata, privata della dignità della persona è incarnata nel Figlio di Dio in questa immagine cruenta e disarmante.
Lui condivide ciò che noi siamo. Non fugge di fronte al dramma del dolore e della morte. Lui accoglie il grido di un uomo, che giustamente è appeso al legno della croce, ma che sa vedere in Gesù la debolezza che è potenza di Dio. “Ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. L’odio degli uomini sta annientando il corpo di questo Rabbì e quel malfattore gli domanda di non dimenticarsi di lui quando sarà nel suo regno!
Il tuo trono o Signore, anche ai giorni nostri non manca di suscitare scalpore, discussione, divisione tra gli uomini. Tu soffri, spalanchi le tue braccia... tu muori e noi non sappiamo scorgere il tuo amore, il tuo vivere fino in fondo la fedeltà alla tua missione. Ricordati di noi Signore. Nella nostra insensibilità, nella nostra cecità, nel nostro seguirti farcito di “ma” e di “se”... non abbandonarci alla nostra presunzione di bastare a noi stessi, al nostro credere di poter fare senza di te. Cambia il nostro cuore, converti i nostri pensieri, donaci l’umiltà di dirti, di gridarti... “Ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. Solo così, se rinnoveremo ogni giorno questa supplica potremo sentirci dire da te, che sei l’Amore: “Oggi sarai con me in Paradiso”! Così sia.