Liturgia della Domenica 24 Marzo - Il Commento di Don Claudio

Domenica palmeCapi dei sacerdoti, anziani, scribi e Sinedrio tutto / Gesù / Pilato / Barabba / la folla / soldati / Simone di Cirene (padre di Alessandro e di Rufo) / due ladroni / quelli che passavano / Centurione: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio”.

La versione breve della Passione secondo Marco mette in scena buona parte del capitolo 15 del suo Vangelo. Un racconto scarno, veloce… che ci propone comunque i tasselli di un dramma. Il dramma più alto che seppur nelle più diverse modalità tocca ogni uomo che passa sulla faccia della terra. Il dramma della morte. Qui la morte è chiamata in causa in modo cruento, doloroso, incomprensibile... “Che male ha fatto?”, si chiede Pilato. 

Quante morti inconcepibili si sono ripetute e si ripetono anche ai nostri giorni. Guardando a Gesù le contempliamo tutte. Un uomo che ha predicato il Vangelo, la Buona Notizia, che è passato sulle strade della Palestina beneficando ammalati, indemoniati, lontani da Dio… un uomo che ha parlato della bontà e della misericordia di Dio, viene condannato, deriso, crocifisso e ucciso sul legno della croce. 

Tutti abbiamo fatto esperienza della perdita di una persona cara. Tutti ci siamo imbattuti nella pietra sepolcrale che mette a tacere ogni speranza… che da spazio solo al silenzio, al non senso, agli affetti che in un attimo sembrano inghiottiti dalla morte! Ecco noi in questi giorni saremo chiamati a guardare a Gesù che muore, che viene sottratto a chi lo ha amato, a chi ha creduto in lui, a chi sperava in Lui… E sarà sgomento, tristezza, silenzio, smarrimento. Non un lento ripetersi di riti, di cose già viste, di pasque vissute e archiviate. La Pasqua non può non interpellarci. Il mistero che celebriamo è il mistero dell’uomo è il mistero di Dio. 

Celebrare la Settimana Santa, non può non metterci in quest’ottica di fatica che ti toglie il respiro, che ti fa sentire impotente, solo, abbandonato, incapace di comprendere… 

Farà bene chiederci dove siamo nel cammino che porta al Golgota. In quel catalogo di umanità che mette in scena una folla che nemmeno sa quello che dice e uomini di religione che spingono alla pena suprema un uomo che, anche non fosse il Figlio di Dio, non meriterebbe questa condanna. Siamo tra coloro che prediligono il malfattore, Barabba, o guardano a Gesù con infinita compassione. Siamo come i soldati che eseguono un ordine ma si prendono la libertà di deridere un condannato o ancora come quel tale, Simone di Cirene, che suo malgrado si fa aiuto a Gesù. E infine siamo come i ladroni crocifissi accanto a Gesù, Marco non parla di uno dei due che si ravvede, o come il centurione che, nella sua non fede, proclama la verità più alta di tutto il Vangelo: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio”. Ciò che importa è che non siamo semplici spettatori di un dramma datato ma che ci innestiamo in questo atto d’amore che ancora oggi interpella ogni uomo, interpella con il suo dolore, con il suo silenzio, con il suo dire: “Tutto è compiuto”!