Liturgia della Domenica 26 Ottobre - Il commento di Don Claudio

PubblicanoLa fede di Paolo portata avanti come una buona battaglia, quella fede di cui l’autore del Terzo Vangelo sette giorni fa si chiedeva se fosse stata ancora presente quando il Figlio dell’uomo tornerà, la fede e il tema della preghiera ancora ci accompagnano nella nostra riflessione domenicale a partire dalla Parola proclamata in questa XXX domenica del tempo Ordinario. La prima lettura, tratta dal libro del Siracide, ci racconta l’attenzione di Dio per chi, con semplicità, ricorre a Lui. La seconda lettura narra dell’apostolo delle Genti che si avvia a concludere la sua vita paragonandola ad una corsa, a una buona battaglia vissute per conservare la fede. Il Vangelo di Luca si sofferma ancora, dopo l’immagine di domenica scorsa della vedova che chiedeva con insistenza giustizia, si sofferma sulla preghiera e sull’atteggiamento usato con la presunzione di essere nel giusto.

Un fariseo e un pubblicano. Uno che si ritiene di essere giusto, con le carte in regola e l’altro che non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo. Sono immagini che Gesù usa e che non hanno bisogno delle nostre parole. Sono immagini che devono parlare da sole al nostro cuore. Devono spronarci a riflettere su come sia la nostra preghiera: se un monologo autoreferenziale, che mette al centro una lista di “io” escludendo o addirittura puntando il dito contro gli altri o il riconoscere il bisogno estremo che tutti abbiamo, dinanzi a Dio, di riconoscerci peccatori e di implorare la sua mise-ricordia, il suo perdono, il suo ascolto! Il fariseo ascolta se stesso, si parla addosso, il pubblicano apre il suo cuore alla misericordia di Dio... Il suo, prima ancora che un dialogo, è un “Dio-logos”, un mettersi in ascolto di “Dio parola” che si fa vicino a noi. 

Non si prega solo ed esclusivamente per ricevere, quante volte ricorriamo alla preghiera solo in caso di necessità, di bisogno... ma si prega per essere trasformati. La preghiera deve cambiare il nostro cuore, deve portarci ad agire, una volta conclusa, come persone nuove, come discepoli che hanno fatto esperienza del Signore. Solo così quel sia fatta la tua volontà assumerà concretezza nella nostra vita, perché ci porterà a mettere a fuoco quello che il Signore veramente vuole da noi, sulla nostra vita, su ciò che siamo chiamati a vivere.

Facciamo in modo, ed è la cosa di cui forse facciamo più fatica, che nella nostra giornata non manchi mai l’incontro con il Signore. Pochi minuti, un momento di silenzio, un aprire il nostro cuore a Colui che solo può aiutarci a vivere bene la nostra vita. Dal tempo riservato per la preghiera arriveremo alla preghiera di lode, di riconoscenza, di ringraziamento, di supplica, di richiesta... come sempre la preghiera deve essere!