Liturgia della Domenica 27 Luglio - Il commento di Don Claudio

Gesu e vangeloÈ il tema della preghiera quello che ci viene proposto in questa domenica. Un tema che sembra stonare un po’ con il clima vacanziero che si vive in queste settimane. 

Fatico un po’ ad immaginare, presi come siamo dalle nostre preoccupazioni, che riusciamo anche ad aprire un piccolo varco per poter dire: “Signore, insegnaci a pregare!”. Questa domanda probabilmente non la facciamo nostra nemmeno quando ricorriamo alla preghiera... perché presumiamo di essere capaci di pregare e invece avanziamo le nostre richieste, lontani mille miglia da quella che veramente è la preghiera. 

“Padre” ... sempre Gesù nella sua intensa ed autentica preghiera si rivolge a Dio chiamandolo Padre! Intensità di un dialogo che potrebbe essere sufficiente nella logica di un rapporto vero tra padre e figlio. Se un uomo vive la sua paternità nel suo significato più profondo... non può non mettersi in ascolto, non può non donare la sua attenzione, non può non prendersi cura del figlio. In quella parola, in quel rivolgersi a Dio famigliarmente, “Padre/papà” Gesù pone tutta la sua preghiera. E sempre, anche nel momento drammatico della sua morte così a Lui si rivolge: “Padre perdona; Padre nelle tue mani consegno il mio spirito”. Quello stare prolungato in preghiera, dà spessore alla preghiera di Gesù, non è un messaggio veloce, non è un segno di croce frettoloso, non è un avanzare una richiesta e poi la vita ci assorbe... è prendersi tempo per crescere con il Padre. 

Quante volte diciamo che il regalo più grande che un genitore può fare al figlio non sono tanto le cose ma il tempo che egli riserva al figlio. Così deve essere la preghiera: il tempo che doniamo al Signore. In questo tempo poi cresce la nostra preghiera e veramente possiamo coniugare i tre verbi riportati dal Vangelo, “chiedere - cercare - bussare” con quella certezza che il Signore, il Papà ci ascolta... possiamo anche contrattare, come ha fatto Abramo in quella sorta di dialogo serrato sugli uomini giusti presenti in città, come Sodoma e Gomorra, dove Dio sta per intervenire. 

La preghiera autentica non è un movimento vuoto o meccanico delle labbra. Quando preghiamo non possiamo iniziare e concludere, entrare ed uscire dalla preghiera, come se nulla fosse successo. 

La preghiera deve trasformare il nostro cuore, deve portarci nel cuore di Dio e da lì scoprire quello di cui veramente abbiamo bisogno... mettendo da parte magari quello che presumiamo necessario in quel preciso momento. 

Lasciarci trasformare dalla preghiera... cosa che di certo non si improvvisa. Non dimenticando ancora che la preghiera diventa poi la base sulla quale costruire il nostro farci prossimo, la nostra carità.

Signore, insegnaci a pregare!