Liturgia della Domenica 28 Settembre - Il commento di Don Claudio

poveroÈ una parola a tratti sferzante, dura da digerire quella riportata nel testo del profeta Amos e per certi aspetti anche quella del capitolo XVI del Vangelo di Luca. Una parola che ci interpella, oggi, ora... qui! 

Forse anche noi possiamo rientrare nei cinque fratelli che necessitano di qualcosa di straordinario per convertirci, per accorgerci del valore grande della vita che non può essere coniugata solo alla prima persona singolare: “io”. Del resto, a ben vedere, quell’uomo ricco che vestiva con abiti sontuosi e si dava a lauti banchetti non faceva nulla di male. 

Tante volte anche a noi capita di adeguarci alla mentalità del “non faccio nulla di male”. Ma l’esistenza non può essere ridotta ad uno sterile “vivi e lascia vivere”. Il cristiano [cattolico] non può dimenticare la dimensione orizzontale del suo essere discepolo del Signore Gesù. Gli altri non sono un optional o un incidente di percorso in cui ci possiamo imbattere o meno ogni giorno. 

Questo brav’uomo che se la godeva non compiva nulla di male... altro non fosse che nemmeno vedeva quel povero, Lazzaro (e chissà quanti altri) che doveva solo sperare di riuscire a cogliere qualcosa che cadeva dalla tavola quasi fosse un cane che cerca sempre di ottenere qualcosa dal suo padrone. Quanto è attuale questa pagina del Vangelo. Quanti Lazzaro anche oggi non sono degni di uno sguardo, di una considerazione, di quella dignità che spetta ad ogni essere umano. 

L’attualità di questa parola si gioca anche sul fatto che non c’è bisogno di eventi straordinari per credere o per salvarci: c’è solo bisogno di aprire gli occhi per soccorrere le necessità dei fratelli... che possono essere indigenti di beni materiali, possono essere indigenti di ascolto, di considerazione, di dignità. 

Questa parola per noi oggi è “Mosè e i profeti”, parola che chiede di essere accolta, meditata e fatta fruttare. Perché è in questa vita che ci si converte e si costruisce la vita che verrà. Oggi, con le nostre scelte, noi decidiamo il Paradiso o l’inferno. Per fare questo, ce lo ricorda l’Apostolo Paolo nella seconda lettura, dobbiamo combattere la buona battaglia della fede... e dobbiamo riconoscerlo: oggi è proprio una battaglia! Dobbiamo tendere alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza e alla mitezza. Rafforzando in noi la certezza che la vita altro non è se non una palestra nella quale allenarci perché possiamo raggiungere la vita eterna, alla quale siamo chiamati, rinnovando ogni giorno la nostra professione di fede. 

Chiediamo al Signore, anche per l’intercessione dei Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele che la Chiesa ricorderà domani 29 settembre, che ci dia la forza necessaria per uscire dalle ristrettezze del nostro “io” per costruire famiglie, comunità, luoghi di incontro a misura del “noi”, attenti sempre e comunque a chi ci passa accanto.