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Liturgia della Domenica 3 Agosto - Il commento di Don Claudio
La prima lettura, libro di Qoèlet, e il Vangelo di Luca di questa XVIII domenica del Tempo Ordinario, richiamano la nostra attenzione sulla realtà concreta della vita. E l’apostolo Paolo, ai Colossesi, ricorda che ciò che importa è tenere lo sguardo e il cuore rivolto alle cose di lassù, dove le cose di lassù le possiamo ricondurre alla vita che verrà dopo questa vita.
“Anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede”. Credo non sia una novità. Eppure, quante volte ci capita di vivere nell’ottica del possedere, dell’avere, dei soldi... di una vita fondata sulle cose più che sulle relazioni, sul condividere, sullo spendersi per il bene degli altri.
Il protagonista della parabola di Gesù, che non ha un nome, e con il quale tanti uomini si possono identificare, ragiona con la sola prima persona singolare: io! Che farò? Farò cosi... Demolirò, costruirò, raccoglierò, dirò a me stesso... Il suo è un orizzonte limitato, sterile, incapace di coniugare quell’invito di Gesù a dire nostro, tuo, dacci, rimetti a noi... espressioni del Padre nostro!
Quante volte anche noi ragioniamo in quest’ottica. Quante volte anche noi pensiamo e crediamo che il possedere o l’avere siano la soluzione per una vita migliore! E qual è l’appellativo con cui questo ricco viene chiamato? “Stolto!”. Quando il nostro sguardo non va oltre il nostro io, altro non si può che essere stolti. E chiediamoci: “Quali sono le nostre ricchezze? Quelle che accumuliamo dinanzi a Dio o quelle che necessitano di nuovi magazzini? Che cosa resterà di noi dopo questa vita terrena? Un ricordo di un amore condiviso, donato a piene mani o il disprezzo per una vita egoista e non curante degli altri. Certo potranno ammirare quello che abbiamo costruito... ma “chi avrà lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lasciare la sua parte a un altro che non vi ha per nulla faticato”. “Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore” (Mt. 6, 21) Qual è il nostro tesoro? Che cosa è importante per noi e di conseguenza dove vive, di che cosa si preoccupa, come si relazione il nostro cuore? È veramente il Regno dei cieli, è il Signore, è il desiderio delle cose di lassù... o siamo zavorrati dalle preoccupazioni terrene? In ogni momento il Signore ci può chiamare e in ogni momento come ci troverà quando dovremo comparire al suo cospetto?