Liturgia della Domenica 3 Marzo - Il Commento di Don Claudio

gesu tempio Noè

Abramo

Mosé …

A quest’ultimo (Mosè) sono consegnati i 10 comandamenti. Il decalogo che abbiamo imparato fin da piccoli. Un punto di riferimento per la fede del popolo di Israele, un punto di riferimento per tutti noi. 

L’immagine che ci viene mutuata, anche se nel testo di oggi non se ne fa cenno, sono queste 10 regole scolpite su due tavole di pietra: le prime tre (che riguardano Dio) sulla prima tavola, e le rimanenti 7 (quelle che riguardano il prossimo) sulla seconda tavola. 

Forse siamo sempre un po’ tentati nel soffermarci a leggere i comandamenti come delle negazioni… non fare questo, non fare quello, non… ma non dovremmo dimenticare che queste parole di vita non sono state scolpite su della pietra, a dire certo la grande importanza, ma sono state scritte nel cuore dell’uomo… c’è di più, non sono riferimento per un popolo… gli ebrei prima e i cristiani dopo! Sono la magna carta che vale per ogni uomo. Paradossalmente, anche se siamo tentati a pensare diversamente, sono la magna carta che apre alla libertà autentica, a quella che ti rende uomo o donna nella sua pienezza. 

Non a caso noi leggiamo questa serie come regole, comandamenti, restrizioni… ma il tutto si muove su altri passi: 

Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile.

Io sono Colui che ti ha chiamato a libertà: ricorda, non dimenticare, che alla base di quelle dieci parole di vita, c’è un gesto, un atto d’amore, una promessa di libertà. 

Questo ho compiuto per te, questo non devi dimenticare!

Il Vangelo di Giovanni riporta un episodio della vita di Gesù che tutti e quattro gli evangelisti fissano nel loro racconto anche se posizionato in maniera diversa. Per Giovanni, Gesù sale a Gerusalemme tre volte, per i sinottici, vale a dire Matteo, Marco e Luca egli vi si reca una sola volta … per questo se in Giovanni il testo letto oggi lo troviamo all’inizio del Vangelo (subito dopo il racconto delle nozze di Cana), negli altri tre Vangeli è introdotto negli ultimi giorni di Gesù.

Sfuriata di Gesù. Il Profeta che entra nel Tempio, il luogo santo per eccellenza per il popolo eletto. “Non fate della casa del Padre mio un mercato” ... Potremmo chiederci qual è la vera casa del Padre? Una casa di pietre? «Casa di Dio - dice la lettera agli Ebrei (3, 6) - siamo noi se custodiamo libertà e speranza». La parola di Gesù allora raggiunge noi: non fate mercato della persona! Non comprate e non vendete la vita, nessuna vita, voi che comprate i poveri, i migranti, per un paio di sandali, o un operaio per pochi euro. Se togli libertà, se lasci morire speranze, tu dissacri e profani il più vero tabernacolo di Dio. E ancora: non fate mercato della fede. Tutti abbiamo piazzato ben saldo nell’anima un tavolino di cambiamonete con Dio: io ti do preghiere, sacrifici e offerte, tu in cambio mi assicuri salute e benessere, per me e per i miei cari. Ma l’amore, se è vero, non si compra, non si mendica, non si finge. La parola di Gesù può essere applicata anche alle nostre chiese: luoghi di preghiera, di celebrazione, di incontro con il Signore. Quante volte li trasformiamo in musei, preoccupati solo di vedere le opere d’arte che vi si possono trovare e spesso ci dimentichiamo di salutare Colui che abita questi scrigni segno della fede e dell’amore di chi ci ha preceduto… o ancora diventano luoghi perennemente deserti perché fatichiamo non poco ad entrarvi per una visita, un po’ di raccoglimento, una preghiera. 

Togliamo il peso di tutto ciò che non serve. Rovesciamo tutto quanto ci allontana da Dio (gli idoli da noi costruiti) e recuperiamo quel rapporto filiale e sicuro che a partire dalle dieci parole ci rende capaci di costruire un rapporto autentico con Dio che mai dobbiamo anteporre alle cose di questo mondo destinate a passare.

 

Gv 2, 13-25 inizio del Vangelo (per Giovanni, Gesù sale a Gerusalemme tre volte contro l’unica dei sinottici)

Mt 21, 12-17 Gesù a Gerusalemme

Mc 11, 15-19 Gesù a Gerusalemme

Lc 19, 45-48 Gesù a Gerusalemme