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Liturgia della Domenica 3 Novembre - Il Commento di Don Claudio
Qual è il più grande comandamento? La regola principale, l’indicazione che non dobbiamo perdere di vista… Aiutaci a ritornare al semplice, al principio di tutto... Gesù lo fa, esce dagli schemi, risponde con una parola che tra i comandamenti non c’è.
La risposta comincia con un verbo: amerai, al futuro, a indicare una storia infinita, perché l’amore è il futuro del mondo, perché senza amore non c’é futuro… e ancora per vivere bene è necessario dare e ricevere amore.
Prima ancora però c’è un comandamento che potremmo chiamare “comandamento zero”: shemà, ascolta, ricordati, non dimenticare, tienilo legato al polso, mettilo come sigillo sul cuore, come gioiello davanti agli occhi... Fa tenerezza un Dio che chiede: «Ascoltami, per favore». Amare Dio è ascoltarlo.
Amerai con tutto il cuore; il che significa non da sottomesso ma da innamorato. Qualcuno ha proposto un’altra traduzione: amerai Dio con tutti i tuoi cuori. Come a dire: con il tuo cuore di luce e con il cuore d’ombra, amalo con il cuore che crede e anche con il cuore che dubita; come puoi, come riesci, magari col fiatone, quando splende il sole e quando si fa buio, e a occhi chiusi quando hai un po’ di paura, anche con le lacrime. Santa Teresa d’Avila in una visione riceve questa confidenza dal Signore: “Per un tuo ti amo rifarei di nuovo l’universo”.
Con tutta la tua mente. Che implica un tuo coinvolgimento, che significa amore intelligente. Conoscilo, leggi, parla, studia, pensa, cerca di capire di più, godi di una carezza improvvisa, scrivi una preghiera, una canzone, una poesia d’amore al tuo amore...
Ma con questo, cosa ha detto di nuovo Gesù? In fondo le stesse parole le ripetono i mistici di tutte le religioni, i cercatori di Dio di tutte le fedi, da millenni. La novità evangelica è nell’aggiunta inattesa di un secondo comandamento, che è simile al primo...
La sorpresa del cristianesimo: amerai l’uomo è simile all’amerai Dio. Il prossimo è simile a Dio. Il prossimo ha volto e voce, fame d’amore e bellezza, simili a Dio. Cielo e terra non si oppongono, si abbracciano. Vangelo strabico, verrebbe da dire: un occhio in alto, uno in basso, testa nel cielo e piedi per terra.
Ma chi è il mio prossimo? Gli domanderà un altro dottore. C’è una risposta che può aiutarci a rispondere, quella di Gandhi: «il mio prossimo è tutto ciò che vive con me sulla terra», la natura, l’acqua, l’aria, le piante, gli animali. Ama la terra, allora, come te stesso, amala come l’ama Dio. Vivere è convivere, esistere è coesistere. Non già obbedire a comandamenti o celebrare liturgie, ma semplicemente, meravigliosamente, felicemente: amare.