Liturgia della Domenica 4 Maggio - Il commento di Don Claudio

Gesu buon pastoreDopo la conclusione, sette giorni fa del Vangelo di Giovanni che, al capitolo 20, sembrava chiudere il IV Vangelo [Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome] oggi la liturgia ci fa leggere il capitolo 21 di Giovanni, una ulteriore aggiunta che è stata messa a conclusione del Vangelo. Il brano racconta il ritorno alla vita di sempre di quello sparuto gruppo di discepoli, sette in tutto, sugli undici rimasti. Il loro mestiere, pescatori, sembra essere l’unica possibilità rimasta dopo le vicende del Maestro. 

“Io vado a pescare... - veniamo anche noi con te!”. 

Quante volte anche noi siamo tentati di tornare alla routine quotidiana pur avendo fatto esperienza del risorto. La nostra vita, il nostro lavoro, le immancabili preoccupazioni, sembrano avere il sopravvento sull’esperienza di fede! Ma quei pescatori, pur con tutta la buona volontà, forse accompagnati anche dalla rassegnazione, non riescono a concludere nulla... quante volte pensiamo di bastare a noi stessi e di portare avanti la nostra vita senza di Lui... “quella notte non presero nulla”. È solo sul far dell’alba che un uomo si presenta a loro e chiede da mangiare. Anche ai nostri giorni, ci imbattiamo in uomini che sono bisognosi di tutto... Ma i discepoli sono chiari: “No, non abbiamo nulla”. Senza il nostro confidare in Lui, senza il nostro lasciarci accompagnare da Lui, che è il risorto... nella nostra vita corre il rischio di regnare la notte, il fallimento, il grigio della quotidianità. 

Gettate le reti. Esperienza già vissuta ma forse troppo in fretta dimenticata. Si fidano e la pesca si fa grossa, carica, fruttuosa. A Giovanni basta poco per intuire, a Pietro ancor meno per correre verso di Lui. “È il Signore!” 

Vivere e celebrare la Pasqua, nutrirci della sua Parola e del suo Pane, sforzarci di vivere da risorti e saper riconoscere la presenza di Colui che è il Vivente, il Risorto, il Signore! Quanto abbiamo bisogno di imparare a saper riconoscere la presenza del Signore nella nostra quotidianità. Quanto abbiamo bisogno di liberarci di tutto ciò che appesantisce il nostro passo per correre verso il Risorto! È Lui che ci invita a mangiare, a condividere il pasto, a sederci al banchetto della vita. 

Ma il Vangelo assume potrei dire un sapore particolare nel dialogo che intercorre tra Gesù Signore e Simon Pietro. Un dialogo che non può essere circoscritto solo al contesto del Vangelo. Un dialogo che oggi il Signore vuole fare anche con ciascuno di noi... perché se siamo discepoli, perché se ci sforziamo di seguirlo ogni giorno, se condividiamo o ci teniamo a debita distanza, se siamo pieni di entusiasmo o delusi... alla fine sempre qui dobbiamo arrivare, sempre qui deve portarci il nostro confronto con il Maestro.

Mi ami tu, più di costoro? / Simone, figlio di Giovanni, mi ami? / E infine: Mi vuoi bene? Gesù comprende che è Lui che deve andare incontro a Pietro, che deve abbassare il tiro, che deve “dall’amore” arrivare potremmo dire “all’amicizia” perché Pietro, consapevole dei suoi limiti e del suo rinnegamento, riconosce che il suo seguire il Maestro ha ancora strada da fare... 

Oggi il Signore rivolge a ciascuno di noi questa domanda. La domanda dell’amore, la domanda del volergli bene, la domanda del “seguirlo” come chiude il Vangelo di oggi. 

Non dovremo pascere, pascolare, condurre le sue pecore... ma tutti dobbiamo con Pietro, dire a Lui... pur con le nostre miserie, con i nostri limiti e peccati...  “Signore, tu conosci tutto, tu sai quello che provo per Te, Tu lo sai che ti voglio bene!”. Un esercizio che va fatto con le labbra sì, ma soprattutto con il cuore, con la vita, con il nostro essere discepoli... sforzandoci di seguirlo ogni giorno dove Egli ci chiama a camminare e a spenderci per chi incontriamo, testimoniando quell’amore autentico che il Signore domanda di concretizzare anche nei confronti dei nostri fratelli.