Liturgia della Domenica 5 Maggio - Il commento di Don Claudio

amiciNel tempo di Pasqua che prosegue il suo cammino verso la Pentecoste, fra 15 giorni, e che ci porterà a sostare giovedì, per noi in Italia domenica prossima, nella festa dell’Ascensione, siamo invitati a far tesoro di una Parola che ancora una volta ci riscalda il cuore. Atti degli Apostoli: Pietro che annuncia Gesù in una casa di un pagano, Cornelio, e lo Spirito che scende su quanti, pur essendo pagani lo stanno ad ascoltare. Seconda lettura e Vangelo che hanno come autore Giovanni e che ci parlano di amore e di amicizia. Dio è amore! Chi non ama non ha conosciuto Dio… Lui solo è la fonte dell’amore, solo in Lui viviamo la dimensione autentica dell’amore. E il Vangelo, dove l’amore viene esplicitato nel dono totale di se’, ci invita ad entrare in questo amore/amicizia che è fonte della gioia piena! “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena!”.

Le parole del Vangelo di Giovanni potrebbero idealmente ricondurci al vocabolario degli innamorati: amore, amato, amatevi, gioia. Dice un Gesuita francese, Paul Beauchamp: «Tutta la legge inizia con un “sei amato” e termina con un “tu amerai”. Chi astrae da questo, ama il contrario della vita». Potremmo dire: roba grossa. Questione che riempie o svuota la vita: questo vi dico perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. L’amore è da prendere sul serio, ne va del nostro benessere, della nostra gioia. Anzi, ognuno di noi vi sta giocando, consapevole o no, la partita della propria eternità. 

Talvolta noi fatichiamo, e non poco, a comprendere in che cosa consista l’amore vero, vi si mescola tutto: passione, tenerezza, emozioni, lacrime, paure, sorrisi, sogni e impegno concreto. L’amore è sempre meravigliosamente complicato, e sempre imperfetto, cioè incompiuto. Sempre artigianale, e come ogni lavoro artigianale chiede mani, tempo, cura, regole: se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore. E ci verrebbe da dire: “Ma come, Signore, chiudi dentro i comandamenti l’unica cosa che non si può comandare?” E siamo tentati di pensare… Tu Signore ci scoraggi: il comandamento è regola, costrizione, sanzione. Un guinzaglio che ci strattona. L’amore invece è libertà, creatività, una divina follia... Ma Gesù, il guaritore del disamore, offre la sua pedagogia sicura in due tempi: 

1. Amatevi gli uni gli altri. Non semplicemente: amatevi! Ma: gli uni gli altri, Non si ama l’umanità in generale o in teoria. Si amano le persone ad una ad una; si ama quest’uomo, questa donna, questo bambino, il povero qui a fianco, faccia a faccia, occhi negli occhi. 

2. Amatevi come io vi ho amato. Non dice “quanto me”, perché non ci arriveremmo mai… ma “come me”, con il mio stile, con il mio modo unico: lui che lava i piedi ai grandi e abbraccia i bambini; che vede uno soffrire e prova un crampo nel ventre; lui che si commuove e tocca la carne, la pelle, gli occhi; che non manda via nessuno; che ci obbliga a diventare grandi e accarezza e mette a posto le nostre ali perché pensiamo in grande e voliamo lontano. Chi ti ama davvero? Non certo chi ti riempie di parole dolci e di regali. L’amore vero è quello che ti spinge, ti incalza, ti obbliga a diventare tanto, infinitamente tanto, a diventare il meglio di ciò che puoi diventare (Rainer Maria Rilke). 

Così ai nostri figli o nipoti non servono cose, ma padri e madri che diano orizzonti e grandi ali, che li facciano diventare il meglio di ciò che possono diventare. Oggi forse più che in tempi passati educare è una grande sfida. Tante volte ci sentiamo impotenti di fronte a quello che il mondo ci propone e quello che noi desideriamo per i nostri figli. Ciò che possiamo e dobbiamo fare è amarli. Anche quando dovesse sembrare che si dimenticano di noi. Parola di Vangelo: se ami, non sbagli! Se ami, non fallirai la vita. Se ami, la tua vita è stata già un successo, comunque. Parola di Gesù.