Il messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale del creato

Papa Francesco 1.9L’attuale pandemia «ci ha portati in qualche modo a riscoprire stili di vita più semplici e sostenibili», ora «dobbiamo sfruttare questo momento decisivo per porre termine ad attività e finalità superflue e distruttive», «esaminare le nostre abitudini nell’uso dell’energia, nei consumi, nei trasporti e nell’alimentazione», «togliere dalle nostre economie aspetti non essenziali e nocivi, e dare vita a modalità fruttuose di commercio, produzione e trasporto dei beni». E’ il monito di Papa Francesco in occasione dell’odierna Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato.

Nell’anno del quinto anniversario dell’enciclica Laudato si’ (24 maggio 2015), coinciso con il diffondersi mondiale del coronavirus, il Papa ha moltiplicato gli appelli ad una conversione ecologica. Da inizio agosto Francesco sta dedicando al tema «guarire il mondo» le catechesi dell’udienza generale del mercoledì. E se c’è chi in questi giorni accredita l’ipotesi – non confermata dal Vaticano – che per la festa di San Francesco, il 4 ottobre, possa uscire un’enciclica papale sul tema della fratellanza umana nell’era della pandemia, il Pontefice che del Poverello d’Assisi ha preso il nome ha pubblicato oggi un messaggio per marcare la Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato e l’avvio del «Tempo del Creato», che appunto il 4 ottobre si conclude, e che quest’anno diverse Chiese cristiane dedicano al tema «Giubileo per la terra».

«Nella Sacra Scrittura, il Giubileo è un tempo sacro per ricordare, ritornare, riposare, riparare e rallegrarsi», ricorda il Papa, che incentra attorno a questi cinque verbi il suo messaggio.

Il Giubileo è «un tempo di grazia per fare memoria della vocazione originaria della creazione ad essere e prosperare come comunità d’amore. Esistiamo solo attraverso le relazioni: con Dio creatore, con i fratelli e le sorelle in quanto membri di una famiglia comune, e con tutte le creature che abitano la nostra stessa casa», scrive Jorge Mario Bergoglio. Ma il Giubileo è altresì «un tempo per tornare indietro e ravvedersi. Abbiamo spezzato i legami che ci univano al Creatore, agli altri esseri umani e al resto del creato», nota Francesco, e bisogna «pensare nuovamente agli altri, specialmente ai poveri e ai più vulnerabili», «dare libertà agli oppressi e a tutti coloro che sono incatenati nei ceppi delle varie forme di schiavitù moderna, tra cui la tratta delle persone e il lavoro minorile», ed «ascoltare la terra» perché «la disintegrazione della biodiversità, il vertiginoso aumento dei disastri climatici, il diseguale impatto della pandemia in atto sui più poveri e fragili sono campanelli d’allarme di fronte all’avidità sfrenata dei consumi».

Oggi, scrive il Papa, «i nostri stili di vita spingono il pianeta oltre i suoi limiti. La continua domanda di crescita e l’incessante ciclo della produzione e dei consumi stanno estenuando l’ambiente» ed è per questo che – terzo verbo – bisogna riposare: «L’attuale pandemia ci ha portati in qualche modo a riscoprire stili di vita più semplici e sostenibili. La crisi, in un certo senso, ci ha dato la possibilità di sviluppare nuovi modi di vivere. E’ stato possibile constatare come la Terra riesca a recuperare se le permettiamo di riposare: l’aria è diventata più pulita, le acque più trasparenti, le specie animali sono ritornate in molti luoghi dai quali erano scomparse. La pandemia ci ha condotti a un bivio. Dobbiamo sfruttare questo momento decisivo per porre termine ad attività e finalità superflue e distruttive, e coltivare valori, legami e progetti generativi. Dobbiamo esaminare le nostre abitudini nell’uso dell’energia, nei consumi, nei trasporti e nell’alimentazione. Dobbiamo togliere dalle nostre economie aspetti non essenziali e nocivi, e dare vita a modalità fruttuose di commercio, produzione e trasporto dei beni».

Indicazioni che hanno implicazioni molto concrete, perché l’umanità non deve sprecare l’opportunità di «riparare» i danni fatti, scrive il Papa, che rinnova l’appello a «cancellare il debito dei Paesi più fragili alla luce dei gravi impatti delle crisi sanitarie, sociali ed economiche che devono affrontare a seguito del Covid-19», ribadisce l’importanza di «assicurare che gli incentivi per la ripresa, in corso di elaborazione e di attuazione a livello mondiale, regionale e nazionale, siano effettivamente efficaci, con politiche, legislazioni e investimenti incentrati sul bene comune e con la garanzia che gli obiettivi sociali e ambientali globali vengano conseguiti» e fa appello affinché, «in preparazione all’importante Summit sul Clima di Glasgow, nel Regno Unito (COP 26)», ciascun Paese adotti «traguardi nazionali più ambiziosi per ridurre le emissioni» e affinché la Comunità internazionale collabori «per garantire che il Summit sulla Biodiversità (COP 15) di Kunming, in Cina, costituisca un punto di svolta verso il ristabilimento della Terra come casa dove la vita sia abbondante, secondo la volontà del Creatore».

Non manca una nota di ottimismo nel messaggio del Papa, che, quando passa al verbo «rallegrarsi», rileva – riferimento implicito a figure come Greta Thunberg, ai movimenti in Amazzonia e in altre parti del mondo – il «graduale emergere di una grande mobilitazione di persone, che dal basso e dalle periferie si stanno generosamente adoperando per la protezione della terra e dei poveri. Dà gioia vedere tanti giovani e comunità, in particolare indigene, in prima linea nel rispondere alla crisi ecologica», scrive Francesco, che auspica che il quinto anniversario della Laudato si’ «dovrebbe portare a piani operativi a lungo termine, per giungere a praticare un’ecologia integrale nelle famiglie, nelle parrocchie, nelle diocesi, negli Ordini religiosi, nelle scuole, nelle università, nell’assistenza sanitaria, nelle imprese, nelle aziende agricole e in molti altri ambiti».

In vista dell’odierna giornata, già ieri il Papa aveva pubblicato il consueto video della Rete mondiale di preghiera con il Papa dedicato, a settembre, alle questioni ambientali: «Stiamo spremendo i beni del pianeta, spremendoli come fosse un’arancia», afferma il Pontefice nel videomessaggio. «Paesi e imprese del Nord si sono arricchiti sfruttando doni naturali del Sud, generando un debito ecologico. Chi pagherà questo debito? Inoltre, il debito ecologico aumenta quando le multinazionali fanno fuori dal loro Paese quello che nel proprio non è permesso. Una cosa che fa indignare. Oggi, non domani, oggi dobbiamo prenderci cura del creato con responsabilità. Preghiamo affinché le risorse del pianeta non vengano saccheggiate, ma condivise in modo equo e rispettoso. No al saccheggio, sì alla condivisione».