«LA VERA PACE VIENE DALLA CROCE, NON È LA SEMPLICE TRANQUILLITÀ INTERIORE»

udienzapapa 275069515/04/2020  Papa Francesco, nella catechesi dell'udienza del mercoledì, torna a parlare delle beatitudini e spiega che «sono chiamati figli di Dio coloro che hanno appreso l’arte della pace e la esercitano, sanno che non c’è riconciliazione senza dono della propria vita». La pace che dà il Signore non è quella di una coscienza addormentata, ma frutto dell'inquietudine che porta all'incontro con Lui.

Cercare la pace anche in questi giorni difficili. La pace di Cristo e non la semplice tranquillità interiore che tradisce una coscienza addormentata. Papa Francesco, prima di dare la sua benedizione soprattutto per i bambini, gli anziani e gli ammalati, spiega la settima beatitudine, quella degli «“operatori di pace”, che vengono proclamati figli di Dio» e si rallegra che «essa capiti subito dopo la Pasqua, perché la pace di Cristo è frutto della sua morte e risurrezione».

Il termine pace, dice subito, non deve essere banalizzato o frainteso. «Dobbiamo orientarci fra due idee di pace: la prima è quella biblica, dove compare la bellissima parola shalòm, che esprime abbondanza, floridezza, benessere. Quando in ebraico si augura shalòm, si augura una vita bella, piena, prospera, ma anche secondo la verità e la giustizia, che avranno compimento nel Messia, principe della pace». L’altro significato, invece, «più diffuso, per cui la parola “pace” viene intesa come una sorta di tranquillità interiore, sono tranquillo, sono in pace, un altro senso; questa è un’idea moderna, psicologica e più soggettiva». Spesso si crede che «la pace sia quiete, armonia, equilibrio interno. Questa accezione della parola pace è incompleta e non può essere assolutizzata, perché nella vita l’inquietudine può essere un importante momento di crescita, tante volte è il Signore stesso che semina in noi l’inquietudine per andare all’incontro con Lui, mentre può capitare che la tranquillità interiore corrisponda a una coscienza addomesticata e non a una vera redenzione spirituale». Per portarci alla salvezza, «tante volte il Signore deve essere “segno di contraddizione”, scuotendo le nostre false sicurezze». È allora che ci sembra «di non avere pace, ma è il Signore che ci mette su questa strada per arrivare a Lui che ci darà pace».

Ma cosa intende il Signore con questa parola? Cosa ci vuole dire con il suo «vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi»? La sua è una pace diversa da quella mondana. E come dà la pace il mondo? Il Papa chiede di pensare «ai conflitti bellici. Le guerre si concludono, normalmente, in due modi: o con la sconfitta di una delle due parti, oppure con dei trattati di pace. Non possiamo che auspicare e pregare perché si imbocchi sempre questa seconda via; però dobbiamo considerare che la storia è un’infinita serie di trattati di pace smentiti da guerre successive, o dalla metamorfosi di quelle stesse guerre in altri modi o in altri luoghi. Anche nel nostro tempo, una guerra “a pezzi” viene combattuta su più scenari e in diverse modalità. Dobbiamo perlomeno sospettare che nel quadro di una globalizzazione fatta soprattutto di interessi economici o finanziari, la “pace” di alcuni corrisponda alla “guerra” di altri. E questa non è la pace di Cristo!». Invece, la pace di Cristo «è “fare di due, uno”, annullare l’inimicizia, riconciliare. E la strada per compiere questa opera di pace è il suo corpo. Egli infatti riconcilia tutte le cose e mette pace con il sangue della sua croce».

Chi sono allora gli operatori di pace? «La settima beatitudine è la più attiva, esplicitamente operativa; l’espressione verbale è analoga a quella usata nel primo versetto della Bibbia per la creazione e indica iniziativa e laboriosità. L’amore per sua natura è creativo, l’amore è sempre creativo e cerca la riconciliazione a qualunque costo. Sono chiamati figli di Dio coloro che hanno appreso l’arte della pace e la esercitano, sanno che non c’è riconciliazione senza dono della propria vita, e che la pace va cercata sempre e comunque. Sempre e comunque! Non dimenticare questo. Va cercata così. Questa non è un’opera autonoma frutto delle proprie capacità, è manifestazione della grazia ricevuta da Cristo, che ci ha resi figli di Dio».

E allora la «vera shalòm e il vero equilibrio interiore sgorgano dalla pace di Cristo, che viene dalla sua Croce e genera un’umanità nuova, incarnata in una infinita schiera di Santi e Sante, inventivi, creativi, che hanno escogitato vie sempre nuove per amare. I Santi, le Sante che fanno la pace. Questa vita da figli di Dio, che per il sangue di Cristo cercano e ritrovano i propri fratelli, è la vera felicità. Beati coloro che vanno per questa via». (Fonte: Famiglia Cristiana)