Liturgia della Domenica 10 Marzo - Il pensie di Don Claudio

gesu nicodemoL’esperienza riportata dalla prima lettura, tratta dal secondo libro delle Cronache, narra un momento di fatica del popolo di Israele,  popolo esiliato, che quando pensa che tutto sia perduto, si ritrova a fare i conti con un Dio che suscita un re pagano, Ciro re di Persia, con il quale inizia a intessere una nuova storia d’amore, di fiducia e di speranza.

Paolo scrivendo alla comunità di Efeso esordisce dicendo: “Dio ricco di misericordia…”. Potremmo tradurre Dio ricco di attenzione, di preoccupazione, di amore… non ci lascia in balia del male, delle nostre fragilità delle nostre cadute.

La riprova l’abbiamo nel Vangelo di Giovanni. Un dialogo accennato all’inizio del terzo capitolo del Vangelo che poi diventa monologo. Nicodemo, uomo della notte che cerca il Maestro, per paura di compromettersi, viene quasi condotto per mano a scoprire quella che è la missione del suo interlocutore, Gesù.

Ciò che attende il Cristo è l’essere innalzato, sul legno della croce, per portare a compimento quel disegno d’amore che da sempre il Padre nutre per l’uomo. E il crocifisso, seppure noi uomini spesso lo argomentiamo per creare divisioni, battaglie ideologiche, di rispetto… il crocifisso è il più grande gesto d’amore che Dio ha voluto realizzare nel suo Figlio. Come può non essere compreso un uomo, il Figlio di Dio, che per amore, dona la sua vita sulla croce. Chi rifiuta il crocifisso rifiuta l’amore. Chi non comprende questo gesto supremo di donazione non comprende il significato ultimo della vita che è donare… 

E a noi, viene ricordato che chi crede in lui, ha la vita eterna. Egli non condanna ma salva! Come sempre siamo noi a fare la differenza. Accogliere o rifiutare, credere o girare le spalle… Se accogliamo colui che è la Luce vera, colui che squarcia le nostre oscurità, che toglie le ombre, che fa risplendere il bello e il buono che spesso non fa notizia… scegliamo la vita, ci proiettiamo verso l’Eterno!

E una volta di più forse vale la pena ricordare che nel vivere questa vita, questo momento presente, noi scegliamo l’eternità o ci accodiamo a quanti, rifiutando l’amore vero, (Dio è amore) si accontentano di una vita racchiusa tra un inizio e una fine che è dato dal vivere biologico.

Noi crediamo in Te, o Signore crocifisso. Siamo piccoli, limitati, fragili, incapaci talvolta di comprendere. Ma noi crediamo in Te. E a te affidiamo tutto noi stessi, le nostre persone, le nostre famiglie, le comunità, quanti sono colpiti dalla malattia e quanti, talvolta impotenti, si fanno accanto… 

Oggi la Chiesa ci invita a rallegrarci, domenica laetare - rallegrati Gerusalemme, fa’ o Signore che il nostro spirito si rallegri per la tua vita donata e ci insegni a dire grazie per quanto ogni giorno non ti stanchi di donarci.