Omelia di Mons. Domenico Pompili alla S. Messa di ingresso di Don Claudio come nuovo Parroco

vescovo domenico pompiliOmelia di mons. Domenico Pompili all’ingresso di don Claudio nella parrocchia di San Pio X in Verona, 11 Novembre 2023

XXXII domenica del T.O., Matteo 25, 1-13

Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. Ma per quale ragione se tutte e dieci, queste celebri damigelle di scorta della sposa, che attendono l’arrivo dello sposo che però tarda, secondo questa celebre parabola perché, se tutte e dieci si addormentano, stremate da questa lunga attesa, poi cinque di esse vengono definite sagge e cinque invece vengono definite stolte, e a queste ultime viene addirittura sbarrato l’accesso alla festa di nozze. Che cos’hanno le donne sagge che non hanno invece quelle stolte?

Se avete sentito anche voi scout più piccoli, in realtà ciò che manca alle stolte è di aver unto gli stracci issati sopra i bastoni, a cui si dava fuoco per illuminare la notte. Sono sprovviste dell’olio, le stolte, dimostrando così di non avere il senso del dopo, cioè di non avere per così dire, la capacità di cogliere le conseguenze delle proprie azioni, o se volete delle proprie omissioni.

E in questo le donne, anzi le ragazze stolte assomigliano molto alla nostra generazione, che raramente si interroga sulle conseguenze del proprio agire, perché è un po’ come sottratta a questo sguardo lungo perché è sempre e solo concentrata sul “qui ed ora”, perciò manca di questa prospettiva lunga. Che cos’è allora l’olio, al di là dell’immagine così famigliare? L’olio è ciò che rende la nostra vita saporosa, cioè sapiente. Ora è bene intendersi su che cosa si intenda con il termine Sapienza. Perché qui non si fa riferimento tanto alla cultura. Della Sapienza ci ha fatto cogliere un aspetto la prima pagina che abbiamo ascoltato tratta non a caso dal libro della Sapienza, che è descritta così: “La Sapienza è radiosa e indefettibile, facilmente è contemplata da chi l’ama e trovata da chiunque la ricerca. Previene, per farsi conoscere, quanti la desiderano. Chi si leva per essa di buon mattino non faticherà, la troverà seduta alla sua porta”.

La Sapienza non è banalmente la cultura, è la capacità di saper gustare le cose, che ci rendono svegli e non assopiti. Lo stolto in fondo è un uomo basico che si accontenta troppo facilmente delle cose e non si interroga mai sul perché. Non si lascia mai mettere in movimento dalla vita che è misteriosa ed è piena di incognite ed è ricca di domande. L’uomo stolto è un uomo che è come soddisfatto o rassegnato alle proprie abitudini, distratto e perciò facilmente manipolabile. Un uomo, lo stolto, tutto sommato superficiale, settoriale, che vede le cose, e non si chiede che cosa significhino, che vive alla giornata, senza domandarsi che cosa alla fine lo attende. È una stoltezza del cuore prima ancora che dell’intelligenza. Direi che lo stolto è un essere, diciamo così, privo di curiosità e perciò privo di inquietudine. Ecco vorrei per così dire anticiparvi che don Claudio, per quel poco che l’ho conosciuto io, in questo primo anno, a me è parso un uomo non stolto, “sapiente”, perché umile e insieme inquieto. Così è ai miei occhi apparso don Claudio. Umile, cioè con i piedi per terra, concreto, non bastante a se stesso, ma proprio per questo inquieto. Sempre in ricerca, sempre in qualche modo portato avanti, dalla propria curiosità.

E c’è un ultimo dettaglio di questa celebre parabola, con il quale finisco, che ha una sorta di invito perentorio, che abbiamo sentito per bocca del Maestro. “Vegliate dunque perché non sapete né il giorno, né l’ora”. Non si tratta di una minaccia ma di un invito alla concretezza. Si è un invito perché la vita non è fatta di continui rimandi, perché nella vita non dobbiamo mai andare avanti pensando che non toccherà mai a me, nella vita non possiamo farci bastare le parole, senza che poi a queste seguano dei fatti che in qualche modo le coonestano, le rendano in qualche modo percepibili. Perciò l’olio che ci è più necessario è proprio questa necessità di restare svegli, perché è questa capacità di non vivere da sonnambuli, quella che ci consente di vivere appieno il momento che stiamo vivendo. E questo allora è l’augurio che io intendo fare a questa comunità che oggi accoglie il suo nuovo parroco. Che sia una comunità quella di San Pio X che si metta di nuovo alla ricerca della Sapienza, così come avete fatto in tutti questi anni con il parroco precedente. E allo stesso modo riprendere questa ricerca della Sapienza con rinnovato entusiasmo perché quel che è più bello, e ce lo ha detto sempre la pagina che abbiamo ascoltato per primo, è che nel mentre in cui noi cerchiamo la Sapienza è la Sapienza stessa che viene in cerca di noi. Ed è questo l’augurio che voglio fare a don Claudio, che oggi come pastore sapiente, viene in mezzo a voi per guidarvi e camminare con voi alla ricerca di quello che è il desiderio, l’unico in grado di muoverci, che è il desiderio di Dio. Tale è questo desiderio che non ci si addormenta ma si è sempre condotti oltre noi stessi.