Politiche familiari, dopo la pandemia siamo al calcio d'inizio

famcristionline 20200701152817222 2789725Con il lockdown abbiamo constatato che la famiglia non è un soggetto da assistere né un problema per il paese, bensì la soluzione del problema. Ora sta alla politica rivedere le politiche ad essa destinate. Siamo solo all'inizio ma si intravedono delle novità positive come l'assegno unico per figlio e il prossimo progetto di legge sul Family Act.

L’esperienza drammatica della pandemia di questi ultimi mesi ci ha lasciato una cosa positiva: la scoperta della famiglia come bene comune come fattore di sviluppo e di crescita.

La dura fase del lockdown ha fatto come per incanto, cadere tutti quei pregiudizi ideologici che si opponevano a guardare la famiglia come luogo generativo e fonte di benessere. Abbiamo riscoperto, con grande stupore, che la famiglia è la nostra grande risorsa, che le relazioni familiari sono il primo “capitale sociale” che permette a una società di sostenere anche i periodi più difficili.

Abbiamo poi dovuto riconoscere – ma questo in fondo lo sapevamo già -che il nostro paese fonda il sistema welfare in gran parte sulla famiglia. In questi mesi: le famiglie italiane hanno dovuto, da una parte contenere le tensioni interne dovute ad una libertà ridotta, dall’ altra continuare a lavorare per il paese, in condizioni forzate di smartworking, provando a immaginare il futuro con la preoccupazione che niente potrà tornare ad essere come prima. Abbiamo però constatato che in realtà non è un soggetto da assistere, non è un problema per il paese, bensì la soluzione del problema.

Se siamo riusciti ad uscire dalla fase più critica della pandemia di Covid nel nostro paese lo dobbiamo al senso di responsabilità che hanno svolto le famiglie. Questi mesi hanno fatto venire a galla questioni che non possono essere più rimandate, istanze alle quali è necessario dare risposte urgenti: il ruolo generativo e sussidiario della famiglia, la questione della denatalità, il fallimento delle politiche assistenziali, la scuola che cambia, una economia che non può essere fondata solo sull’aumento dei consumi, ed infine la questione ambientale.

Se vogliamo dare risposte a questi temi dobbiamo abbandonare certi alibi e pregiudizi e restituire alla famiglia un ruolo centrale, un ruolo attivo sul quale investire in termini di sviluppo sociale ed economici. Occorre quindi rivedere con coraggio le politiche ad esse destinate. La famiglia non potrà essere di competenza solo del sociale, quasi si trattasse di un “soggetto da assistere” ma dovrà esser pensata come soggetto generativo, produttore di risorse per tutta la comunità. Questo comporta la programmazione di un welfare comunitario, organico ed integrato, che veda il concorso di tutti gli attori di una comunità, pubblici e privati nel sostenere ed incoraggiare un sistema che valorizzi il protagonismo familiare e che rafforzi le reti di protezione.

Di fronte a tali evidenze abbiamo un mondo  politico che  ancora tentenna sul da farsi: inserisce timidamente nel DDL Rilancio  una sezione appositamente dedicata alla voce “Individui e Famiglia”;  all’interno della stessa una serie di provvedimenti e bonus – di emergenza – ma anche una novità importante, un provvedimento che le famiglie auspicano da diversi anni: l’Assegno Unico per figlio, una risposta concreta a chi si fa carico di mettere al mondo, crescere ed educare i figli. La prima e vera manovra di contrasto alla denatalità.

E’ solo il calcio di inizio di una partita che potrebbe volgere finalmente per le auspicate politiche per la natalità e per la famiglia.  Oggi la proposta di Legge entra nel dibattito parlamentare, un primo importante segnale sul quale speriamo trovi tutte le forze politiche unanimi.

A politiche lineari e universali però si rischia di cadere facilmente in provvedimenti tampone e poco realistici come è stata la proposta di pochi di giorni fa del “bonus nonni”: ci si accorge come l’assistenzialismo continui ad essere la “forma mentis” del nostro governo, una trappola in cui troppo frequentemente cadono i nostri politici. Con tale provvedimento si trasforma un servizio importante che si basa su relazioni guidate dalla gratuità e dal legame di sangue, quello tra nonni e nipoti, in un valore economico, da contendere tra i vari nipoti.

Le politiche per la natalità, quelle per un bilanciamento tra i tempi di vita e del lavoro, le politiche della scuola sono ancora assi critici sui quali si rischia di generare fratture sociali profonde.

Oggi inizia un dibattito che ci auguriamo sia solo l’inizio di un epoca che restituisce cittadinanza piena alla famiglia in Italia e recuperi nel gap generazionale

La proposta dell’Assegno universale per figlio e il prossimo progetto di legge sul Family Act saranno provvedimenti che, se passeranno, costituiranno una vera rivoluzione per il paese e contribuiranno ad allinearlo alle politiche familiari e della natalità già in atto da tempo negli altri paesi europei.

E’ solo un calcio di inizio sui quali costruire un paese più a misura di persona e più forte. (Fonte Famiglia Cristiana - E. Ciccarelli)