Coronavirus e generazione Z: la lezione dei ragazzi

ragazza coronaI giovani tra i 18 e i 25 anni affrontano la prima grande prova della loro vita. E questa emergenza covid-19 li ha costretti a uno scatto di crescita. L'esperta ci spiega perché

I ragazzi della generazione Z, quella che va dai 18 ai 24, 25 anni sono di fronte a una grande prova in queste settimane di emergenza sanitaria per la pandemia di coronavirus e per l’obbligo a restare a casa. La loro vita è stata stravolta all’improvviso, ma ci stanno sorprendendo in positivo. Tirando fuori risorse personali di cui non erano del tutto consapevoli. In termini di relazioni emotive e sociali, nel contatto con i familiari e anche sul fronte delle competenze. Marina Zanotta, psicologa e psicoterapeuta dell’età evolutiva del centro Alice di Milano ci guida alla scoperta di una generazione chiamata a crescere all’improvviso. 

Sono maestri di digitale

Spesso, infatti sull’uso della tecnologia sono il punto di riferimento di adulti e anziani che richiedono e apprezzano il loro know how. Quanti ragazzi hanno stabilito uno scambio digitale per i nonni? E quanti aiutano le famiglie con la spesa on line o aiutano i genitori, migrati digitali non sempre smart, a essere in contatto con parenti, amici e colleghi. Uno scambio che migliora la comunicazione da entrambi le parti, aiuta a ridurre i conflitti e rafforza l’autostima dei più giovani: si rendono conto di essere finalmente importanti per gli adulti e non pensate sia una consapevolezza scontata, tutt’altro. 

Sanno trovare le motivazioni

Noi specialisti notiamo da tempo tra molti ragazzi e con una frequenza quasi allarmante la mancanza di spinta nel passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Vedo giovani adulti fragili, ritirati, poco proiettate verso il futuro. Come se mancasse loro l’appiglio per trovare un posto nel mondo: “Che posso fare io? Il mondo è degli adulti”. In queste settimane sta succedendo il contrario: sono proprio loro quelli che aiutano ad alleggerire la situazione di reclusione e trovano quella spinta motivazionale che mancava: «ecco, ora posso essere di aiuto”. Così si mettono a disposizione e spontaneamente diventano più consapevoli del loro ruolo.

Sanno usare bene i social

In questo “sentirsi utili” i ragazzi stanno insegnando agli adulti ad usare i social network in modo corretto, ovvero per tenere vive le relazioni a distanza, che poi è il motivo per cui sono nati. Mentre noi adulti li usiamo per comunicazioni di servizio, per piccoli sfoghi tra colleghi sul luogo di lavoro, o per scambiarci vignette che, nella maggior parte dei casi, fanno ridere solo noi.  Ora sono i ragazzi a insegnarci a tenere viva in modo virtuale una rete di contatti. Le piattaforme consentono di parlare e vedersi in forme di aggregazione alternative che sono esempi di resilienza in questa fase. 

Fake News? Non ci cascano

Si stanno dimostrando bravi nella ricerca e nella selezione delle informazioni: cercano i dati ufficiali, leggono, fanno un uso ragionato delle notizie e non passano la giornata saltando da un tg televisivo all’altro come capita, invece, a molto adulti. Sono sempre gli adulti quelli che tengono costantemente aperta la bacheca di Facebook o di Twitter senza saper filtrare quello che vi passa diventando così i principali fruitori e diffusori di fake news. Da anni il mondo del giornalismo ufficiale ci offre gli strumenti e ci insegna a stare alla larga dalla misinformazione. Ma mentre i giovani ci cascano meno dimostrando di aver assimilato la lezione, ancora troppi 40, 50enni sembrano refrattari. 

Bisogno di parlare? I supporti ci sono

Certo, dove ci sono criticità nei rapporti familiari, questa situazione non aiuta: la convivenza forzata acutizza conflitti. Per questo i centri di psicoterapia e di ascolto mantengono le sedute di terapia  a distanza con i loro pazienti. Ora più che mai, giovani e meno giovani hanno bisogno di trovare qualcuno con cui confrontarsi e sfogarsi. E molte realtà offrono il servizio anche gratuitamente.

 

Marina Zanotta, psicologa e psicoterapeuta dell’età evolutiva del centro Alice di Milano